Nel Mar Mediterraneo il pesce spada è diminuito del 70% in 30 anni. Per questa ragione, negli ultimi tempi, le istituzioni stanno valutando delle soluzioni per salvaguardare questa specie.
Una delle proposte riguarda la contingentazione delle catture, insomma un tetto massimo come già avviene da circa dieci anni per il tonno rosso.
Una decisione definitiva arriverà al termine dell’Iccat, organismo che si occupa della conservazione dei tunnidi e specie vicine come il pesce spada appunto o gli squali del Mar Mediterraneo e dell’Oceano Atlantico.
La decisione naturalmente non sarà priva di polemiche e dividerà ancora una volta il mondo di ambientalisti e pescatori. L’introduzione di un sistema basato sulle quote, è parte di un piano per la salvaguardia della specie proposto dalla Commissione europea.
Il WWF, dati alla mano sulla diminuzione di questi pesci, ha lanciato l’allarme affinché le autorità intervengano onde evitare la fine del pesce spada nel Mediterraneo a seguito di anni di sfruttamento.
I pescatori italiani si sono già dichiarati contrari al sistema delle quote, in quanto genererebbe soltanto precarietà e uscita dal mercato di aziende, come successo con il tonno. Le proposte alternative non mancano, si va dalle chiusure spazio-temporali, ripensamento delle attrezzature di pesca, introduzione di tracciabilità e nuove regole per la pesca non professionale.
La flotta italiana è la più grande, per produzione e numero di barche, in UE, perciò questo patrimonio deve essere in qualche modo tutelato.
Secondo Federcoopesca se le quote per il pesce spada dovessero essere veramente introdotte sarebbe un disastro per la flotta italiana. Viene ricordato inoltre che il mondo della pesca professionale si è già mosso da tempo per cercare di salvaguardare questa specie, prima con l’introduzione di periodi di fermo pesca, sia con un innalzamento della taglia minima, oggi portata a 140 cm.