Pochi giorni fa a Milano si è conclusa la prima conferenza mondiale sulla dieta mediterranea, numerosi sono stati gli spunti e gli argomenti di discussione, il più interessante forse riguarda la proposta dell’Ifmed (International Foundation of Mediterranean Diet) di una revisione della piramide della dieta mediterranea.
La proposta si basa sulle più recenti scoperte nel campo della nutrizione e prevede un aumento della quota di consumo di pesce e legumi.
Questa conclusione parte dal presupposto che a livello globale il consumo di pesce nelle diverse diete non sia sufficiente, in Italia il consumo di proteine derivanti dal pesce si aggirerebbe sui 40g a settimana rispetto ai 60g raccomandati. Solo la Spagna supera i 70g a settimana, mentre in Europa e negli Stati Uniti i consumi medi sono anche inferiori a quelli del nostro Paese. Il consumo di pesce non riguarda solo quello fresco, ma una fonte importante di proteine deriva anche dal pesce conservato, il quale fa parte della dieta mediterranea fin dall’antichità.
Per quanto riguarda i legumi, invece, c’è la volontà di riscoprire questi preziosi alimenti, troppo spesso accantonati. I legumi sono ottimi dal punto di vista nutrizionale, utili a combattere la malnutrizione a livello globale, sono preziosi anche per la salvaguardia dei terreni in quanto apportano grandi benefici per la fertilità del suolo.
Questi interventi non avevano però lo scopo di demonizzare la carne, infatti è stato specificato che la carne fa parte della dieta mediterranea e nelle giuste quantità è un alimento importante soprattutto in determinate fasi della nostra vita come l’infanzia e durante la gravidanza per lo sviluppo cognitivo e di crescita del bambino, con l’avanzare dell’età aiuta invece a conservare i muscoli della persona.
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