Il pesce che vive nelle profondità abissali

Si chiama Notoliparis kermadecensis, appartiene alla famiglia delle Liparidae, comunemente noto come hadal snailfish.

La caratteristica principale di questo pesce, dall’aspetto non proprio gradevole, è quella di riuscire a sopravvivere negli abissi più profondi, al di sotto di 6000 metri, sottoposto ad una smisurata pressione, nel buio più totale e a temperature di congelamento.

Gli hadal snailfish presentano un limite fisico che non permette di superare gli 8.200 metri di profondità, determinato dalla loro biochimica.

I ricercatori affermano infatti che nessun pesce vivente è stato mai visto oltre questa barriera limite, e hanno attribuito questa apparente assenza alla pressione idrostatica.

I tessuti dei pesci sono infatti dotati di un meccanismo molecolare che permette loro di resistere a pressioni altissime, controllato da una sostanza chiamata “N-Ossido della trimetilammina”, nota ai più come Tmao. Questo agente chimico ha il ruolo di stabilizzare le proteine dei pesci contro la pressione, al fine di mantenere le loro cellule, e aumenta con la profondità. In assenza della sostanza, in sintesi, le proteine verrebbero alterate dalla pressione dei fondali marini e non funzionerebbero più.

Altra peculiarità del Tmao è la capacità di conferire il tipico “odore di pesce”, quindi più in profondità vivono gli hadal snailfish, più forte puzzano.

Una specie, è stato detto, non molto attraente. A causa dell’oscurità in cui vivono presentano una scarsa pigmentazione, hanno un aspetto traslucido e un colore rosato.

Per quanto riguarda la loro dieta, si nutrono di piccoli crostacei che predano le carcasse di pesci morti e i detriti che raggiungono i fondali.

Dunque aspetto e odore spiacevoli, ma dagli studi sugli alti livelli di Tmao che possiede, è emerso che la molecola potrebbe avere applicazioni sugli esseri umani, compreso il trattamento del glaucoma.

Photo credit:whoi.edu