Ricci di mare: è vero che si può mangiare solo la femmina?

Un’antica convinzione di origine popolare sostiene che ad essere commestibili siano soltanto i ricci “femmina”. Ma è veramente così? Scopriamo tutte le caratteristiche di questa specie marina tanto singolare quanto prelibata.

I ricci di mare appartengono alla classe degli Echinoidei e sono perfettamente riconoscibili grazie alla loro solida corazza ricoperta di aculei. Sono in grado di sopravvivere anche a 30 m di profondità, su qualsiasi tipo di fondale, e possono trovarsi nei mari come negli oceani. Nel Mediterraneo, la varietà di riccio più diffusa è quella del Paracentrotus Lividus, anche conosciuto come riccio “femmina” perché erroneamente confuso con il genere femminile di un’altra specie di ricci presente nei nostri mari, quella della Arbacia Lixula.

Le due specie differiscono tra loro per il colore e la distribuzione degli aculei: la prima può variare dal bruno al viola, ha aculei corti ma robusti e un dermascheletro leggermente depresso;

Paracentrotus Lividus

la seconda ha aculei molto più lunghi e numerosi, ed è di colore nero brillante.

Arbacia Lixula

Il motivo per cui il Paracentrotus Lividus è stato a lungo scambiato per la femmina del riccio sono le sue gonadi, ossia le sacche di contenimento delle uova: essendo più grandi e più visibili di quelle dell’Arbacia lixula, hanno indotto i pescatori a credere che solo questo esemplare fosse in grado di riprodursi, e che quindi dovesse per forza essere la femmina del riccio di mare. In realtà, in entrambe le specie i due sessi sono separati ma non sono caratterizzati da dismorfismo sessuale, per cui ad una prima occhiata è impossibile distinguere il maschio dalla femmina.

Svelato l’arcano, l’unica certezza che resta è che le gonadi del Paracentrotus Lividus sono considerate una prelibatezza in Paesi come l’Italia, la Spagna e la Francia, dove i ricci di mare vengono venduti a prezzi elevatissimi. Il periodo migliore per gustarli è quello invernale: secondo la tradizione, i mesi più adatti alla pesca di questa specie marina sono quelli con la “r”, ossia febbraio e aprile. Le gonadi del riccio possono essere mangiate crude o cotte, a seconda dei gusti. È bene sapere, però, che il consumo da crudo può esporre la salute a rischi importanti come l’intossicazione o, nei casi più gravi, l’epatite, il colera e la salmonella. È importante, quindi, prestare la massima attenzione quando lo si consuma e soprattutto è necessario informarsi sull’origine e le modalità di conservazione.

Quanto ai valori nutrizionali, il riccio di mare ha un basso apporto calorico che si aggira sulle 110 calorie ogni 100 grammi di prodotto, ma contiene elevati valori di acidi grassi essenziali, ferro e fosforo utili per la salute del sistema nervoso. È altresì un prodotto ricco di iodo, che previene il rischio di ipotiroidismo, e di ovotiolo, un amminoacido di recente scoperta che sembrerebbe capace di inibire le cellule tumorali.