Nell’immaginario comune gli abissi marini sono da sempre circondati da un’aura di mistero e curiosità che stuzzica scienziati, filosofi e biologi fin dalla notte dei tempi, uno tra tutti Charles Darwin.
Per anni lo studioso si è arrovellato su una questione: come possono le barriere coralline (dette reef), uno dei più vari e fertili ecosistemi presenti sul nostro pianeta, prosperare in acque povere di sostanze nutritive? In poche parole un’oasi che si rigenera in un deserto marino.
Durante un viaggio sul Beagle lo studioso aveva infatti osservato che i reef sono circondati da acque prive di azoto e fosforo, i pilastri della vita.
Sembra che il paradosso di Darwin abbia trovato la soluzione dopo ben 171 anni, per opera di Jasper de Goeij, dell’Institute for Biodiversity and Ecosystem Dynamics dell’Università di Amsterdam, aiutato da colleghi di altri istituti olandesi.
Visto che i coralli rilasciano metà della loro materia organica nell’acqua del mare, il reef necessita di uno spazzino che recuperi questi nutrienti per reinserirli nell’ecosistema, un lavoro svolto dai batteri, ma essi non sono così abbondanti da poter soddisfare le esigenze una comunità che pullula di vita.
L’ipotesi che le spugne fossero preposte al riciclaggio era già stata avanzata ma non era chiaro il meccanismo di interazione con l’ecosistema.
De Goeij e colleghi hanno confermato che un ruolo fondamentale è svolto dalle spugne, in particolare della specie Halisarca caerulea, caratterizzate da un ricambio velocissimo di tessuti.
Secondo il team, le cellule di questa spugna filtrano i nutrienti dispersi nell’acqua del mare e sarebbero i protagonisti del tratto iniziale di un ciclo.
La catena prevede che tali cellule siano poi ingerite da organismi detti detritivori, come per esempio crostacei e policheti, preda a loro volta di altri animali marini.
Insomma, ai blocchi di partenza della catena alimentare delle barriere coralline troviamo le spugne, che riciclano nell’ecosistema la materia organica disciolta nell’acqua per tutta la fauna che vive attorno a questi ecosistemi sottomarini.
Il team ha finalmente dato un colpo di spugna ai dubbi di Darwin.
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